lunedì 25 gennaio 2016

Alloro (Laurus nobilis)

La versione indiana di questa pianta è il Cinnamomum tamala, una parente stretta del cinnamomo; è pungente, dolce, calda e ha sapore postdigestivo pungente. Induce una diminuzione di vata  e kapha mentre accresce pitta. Questa spezia viene somministrata mescolata alla cannella ed al cardamomo per curare la congestione respiratoria. In alcuni casi, la corteccia della pianta viene utilizzata come adulterante della cannella.
L’Alloro stimola la digestione (Agni) se mescolato, durante la cottura, con il cibo o, se viene servito come tisana, soprattutto alla fine dei pasti. L’Alloro, inoltre, per le sue qualità (guna), oltre ad avere un’azione aperitiva e digestiva, ha anche un’azione espettorante, antireumatica, sudorifera.
Nel passato era molto impiegato l‘olio di alloro che si prepara con le bacche di alloro colte a maturazione, seccate e tritate. 

sabato 23 gennaio 2016

Amalaki - Haritaki - Bibhitaki

Amalaki (Emblica officinalis):

Questa pianta, comunemente nota come emblica, è caratterizzata da cinque o sei sapori (è priva del gusto salato), il principale dei quali è quello acido; ciò nonostante ha virya fredda e, come haritaki e bibhitaki, ha madhura vipaka (sapore dolce nella fase postdigestiva). Amalaki ha la proprietà di calmare i dosha, in particolare pitta. Usata come balsamo o olio capillare, ritarda la caduta dei capelli e la canizie, e assunta sotto forma di marmellata medicinale, trova impiego nella cura dei disturbi respiratori ed esercita un'azione ringiovanente. Ha proprietà adattogene, antinvecchiamento, antidiabetiche, antinfiammatorie, antitussive, anticarcinogeniche, ipocolesterolemizzanti e epatoprotettriciUn solo frutto di questa pianta contiene vitamina C in quantità pari a quella di ventiquattro arance e in una forma termostabile che non risente della lavorazione. Anche il fiore, la corteccia, la radice e i semi di Amalaki hanno proprietà terapeutiche.
L'emblica è anche il costituente principale di un tonico indiano, il Chyawanprash, utilizzato dalla medicina ayurvedica per ridurre i livelli di glicemia post-prandiale e quelli di colesterolo LDL. 

Haritaki (Terminalia chebula):

Come Amalaki. Haritaki ha cinque sapori (è priva del gusto salato), il principale dei quali è quello astringente ma, a differenza della pianta sopra descritta, ha virya (potenza) calda. Anche Haritaki calma i tre dosha , in particolare vata, benché un suo uso prolungato rischi di provocare un aggravamento di questo dosha. Haritaki elimina l'accumulo di tossine dai tessuti, soprattutto da quelli dell'apparato digerente e ringiovanente l'organismo, in particolare il colon e i polmoni. 

Bibhitaki (Terminalia belerica): 
Caratterizzata principalmente dal sapore astringente (con tre sottogusti), questa pianta ha virya calda. Anch'essa calma i tre dosha, in particolare kapha. Il frutto acerbo di bibhitaki ha proprietà lassative mentre il frutto maturo fatto seccare è un efficace antidiarroico. Inoltre rappresenta un utile rimedio contro le emorroidi, le malattie della pelle, malattie degli mocchi, asma bronchiale, costipazione. Espettorante ed antinfiammatorio.

Queste tre piante insieme sono alla base della Triphala ("tre frutti"), una miscela fitoterapica che viene consigliata per diversi tipi di malattie. Ha proprietà antitumorali, antidiabetiche e detossificanti. La Triphala è uno dei rimedi ayurvedici più antichi e comuni; la sinergia tra queste tre potenti piante fornisce un rimedio armonioso di infinito valore per mille disturbi umani. Fra le altre cose la Triphala rafforza lo stomaco ed il tratto intestinale, rafforza il sistema immunitario, protegge i tessuti e gli organi, rafforza cervello, cuore, nervi e fegato, migliora l'appetito, riduce il fuoco interiore ed acquieta la sete, neutralizza le tossine ed è un superbo tonico ringiovanente.


venerdì 22 gennaio 2016

Peperoncino

Il peperoncino, caldo e di sapore pungente, sia prima sia dopo la digestione, abbassa il livello di kapha e aumenta quello di pitta. Inizialmente, la sua azione riscaldante contribuisce a controllare vata ma con il tempo la sua natura pungente ne provoca l'incremento. Nonostante questa spezia non sia originaria dell'India, è molto apprezzata e occupa un posto importante nella tradizione culinaria di questo paese. Se mangiato nella stagione calda, il peperoncino svolge un'azione diaforetica, contribuendo a mantenere fresco il corpo ma il consumo abituale di questa sostanza finisce per surriscaldare l'organismo. Gli abitanti dei villaggi applicano la polvere di peperoncino sui morsi dei cani e di altri animali, in quanto le attribuiscono il potere di uccidere gli agenti patogeni, fra cui il virus della rabbia. La polvere di peperoncino viene anche assunta per via interna come rimedio d'emergenza nei casi di diarrea acuta, di colera, di emorragia intestinale e uterina; tuttavia il ripetuto ricorso a questa sostanza per questo scopo è destinato ad aggravare lo stato della malattia. 

giovedì 21 gennaio 2016

Shatavari (Asparagus racemosus)

Le radici dell'Asparagus racemosus, parente dell'asparago, hanno le proprietà di regolare i dosha, in particolare vata e pitta ma se somministrate in quantità eccessiva, inducono un aumento di ama. Inoltre, le radici di Shatavari contengono sostanze che favoriscono il rinnovamento degli organi sessuali femminili e del sangue, svolgono un'azione nutritiva tonica, rafforzano il sistema immunitario, stimolano la produzione delle secrezioni sessuali (hanno, pertanto, potere afrodisiaco), migliorano l'intelligenza e la digestione, accrescono la forza fisica e curano le affezioni dell'apparato urinario. L'impiego della radice di shatavari è indicato in qualunque condizione di natura pitta in cui ama sia assente.
Un'altra specie di asparago, l'Asparagus adscendens possiede molte delle proprietà toniche di shatavari ma non esercita la stessa azione benefica a favore degli organi femminili.

martedì 19 gennaio 2016

Pippali - Pepe lungo

In forma essiccata pippali (Piper longum) è pungente, caldo, ha sapore postdigestivo dolce (Madhura Vipaka) ed ha la proprietà di abbassare il livello di vata e kapha; assunto fresco, invece, favorisce l'aumento di kapha. Essendo untuoso, anzichè essiccare i tessuti, come il pepe nero (Piper nigrum), svolge un'azione virilizzante e di ringiovanimento dell'organismo. Pippali trova impiego come rimedio contro la tosse e l'asma, come afrodisiaco e come ingrediente nelle diete ingrassanti. Di norma viene somministrato insieme al latte, la ghee, allo zucchero e al miele per scopi nutritivi, e imbevuto di acqua salata per ripristinare il fuoco digestivo.
Secondo Charaka, la radice di questa pianta rappresenta un digestivo impareggiabile ed è anche in grado di alleviare il gonfiore addominale.

In genere si consiglia di consumare il frutto di pippali in quantità gradualmente crescenti, per permettere all'organismo di abituarvisi; un metodo consiste nel mangiare la pasta di tre pippali il primo giorno, di sei il giorno successivo e così via, aumentando la dose di tre unità alla volta, fino a raggiungere la quota giornaliera di trenta pippali. Poi, nei dieci giorni successivi, il dosaggio va progressivamente diminuito di tre unità. Questa terapia è stata adottata fin dall'antichità per curare l'anemia, le malattie reumatiche , la tosse, l'asma, l'inappetenza, le emorroidi, la consunzione e altre affezioni di origine vata e kapha. Il frutto di pippali, ridotto in pasta e lasciato riposare nel suo succo per otto giorni e poi fatto essiccare, viene prescritto in casi di indigestione, disturbi respiratori, diarrea, ingrossamento del fegato o della milza.


domenica 17 gennaio 2016

Tulasi, l'incomparabile

L'Ocimum sanctum, tulasi ("incomparabile") è una specie di basilico pungente, amaro, con potenza calda e sapore postdigestivo pungente. Regola vata e kapha ma innalza il livello di pitta, a meno che nell'organismo non sia presente ama. Questa pianta è venerata in quanto incarnazione di Lakshmi, la moglie di Vishnu, il dio che preserva la vita: gli indiani la piantano attorno ai templi e nei giardini delle abitazioni private per purificare l'aria e invitare gli dei a presentarsi in quei luoghi. Ha anche la proprietà di tenere lontane le zanzare.
Assunto per via interna, l'Ocimum sanctum agisce principalmente su rasa, sulla pelle, sull'apparato digerente e sull'apparato respiratorio. In particolare, svolge una speciale azione antipiretica negli stati febbrili di origine ama e, a questo scopo, viene somministrato insieme al pepe nero, al succo di zenzero e al miele. Questo preparato serve anche a proteggere la gola.
Fra le altre funzioni di questa pianta ricordiamo quella di purificare, ossigenare e rinvigorire l'organismo, di tonificare il cuore e di neutralizzare gli effetti dei veleni. Il succo delle foglie viene prescritto come rimedio contro, raffreddori, tosse, asma, singhiozzo, pleurite e bronchite, per la sua proprietà di purificare il corpo, favorire l'espulsione del muco e ridurre gli spasmi. Ammorbiditi nell'acqua, i semi dell'Ocimum sanctum svolgono un'azione emolliente a favore dell'apparato digerente e di quello genito-urinario, come i semi del suo stretto parente, il basilico comune, Ocimum basilicum.

sabato 16 gennaio 2016

Dieta e Ayurveda

Nella cultura occidentale, ossessionata dal peso e sovralimentata, la parola “dieta” è diventata sinonimo di regime volto al dimagrimento perdendo così il suo significato originario ovvero quello di “modo di vivere” (dal latino diaeta, a sua volta dal greco δίαιτα, dìaita). Si mantiene fedele allo spirito originario la scienza medica ayurvedica che conferisce all’alimentazione un ruolo fondamentale per la salute dell’individuo. Alimentazione che non si limita solamente alla quantità e qualità del cibo ingerito, ma che comprende anche l’attitudine verso il cibo che prepara nonché i pensieri della persona nel momento in cui si nutre. Afferma Maharishi: "Influiscono sul cibo la qualità dei pensieri, la conversazione durante i pasti e la compagnia”.
…Come è evidente, siamo lontanissimi dal panino consumato frettolosamente in piedi al bar…
Un protagonista dell’alimentazione secondo l’ayurveda è Agni, cioè il “fuoco” che digerisce gli alimenti e permette di separare i nutrienti dagli scarti. Ogni attività metabolica dipende dall’opera di Agni che svolge una funzione assimilabile a quella degli enzimi digestivi. Per assicurarsi una buona digestione, la prima cosa da fare è mantenere in salute Agni adottando dei semplici accorgimenti. Ad esempio, mangiare solo quando si ha fame, non consumare troppi pasti, non alterarsi o innervosirsi mentre si mangia, mantenersi leggeri la sera.
Queste indicazioni di buon senso possono aiutarci a migliorare il nostro rapporto con la tavola e a mantenere il nostro fuoco sempre in salute. Come vedremo, esso svolge un ruolo fondamentale per l’intero processo di assunzione del cibo.
Da un punto di vista ayurvedico, non è possibile stilare un decalogo di regole assoluto secondo le quali l’individuo dimagrisce o, meglio ancora, si potrà assicurare la perfetta salute. Questo perché, secondo tale sistema medico, ogni individuo appartiene ad uno specifico tipo psicosomatico esemplificato dallo schema dei dosha il cui equilibrio viene influenzato dagli alimenti. Più specificatamente sono i “gusti” (Rasa) che si interfacciano con i dosha. Secondo i testi classici i gusti sono sei e sono correlati ai dosha nel seguente modo:

DOLCE: accresce kapha

ACIDO: accresce kapha e pitta

SALATO: accresce kapha e pitta

PICCANTE: accresce pitta e vata

AMARO: accresce vata

ASTRINGENTE: accresce vata

Il “trucco” è combinare in modo sapiente questi elementi - che devono esserci tutti in una dieta equilibrata - proporzionandoli secondo le nostre particolari esigenze.
I primi tre gusti che abbiamo visto, dolce, acido e salato, sono detti anche “pesanti” perché aumentano kapha, mentre gli altri tre, piccante, amaro e astringente, sono definiti “leggeri” in quanto diminuiscono kapha e hanno un effetto catabolico.
Dunque se si ha la necessità di perdere peso, si porrà particolare attenzione ai primi tre sapori, il cui eccesso può causare obesità, diabete e malattie cardiovascolari. Vanno dunque limitati i cibi dolci e salati a beneficio dei sapori piccanti, amari e astringenti; spezie come lo zenzero, la curcuma e il cumino son dunque considerate utili per dimagrire perché accelerano il metabolismo. A questo proposito, torna il concetto di Agni esposto in apertura: avere un buon metabolismo impedisce un accumulo di peso e esso dipende proprio da Agni che, dunque, va mantenuto sempre vivo e efficiente. Un modo molto semplice per farlo è quello di accompagnare i pasti con il tè verde tiepido che stimola Agni ha delle proprietà astringenti e un effetto antifame.
Scendendo dalla teoria alla pratica ecco qualche alimento che possiamo introdurre o di cui possiamo aumentare nella nostra dieta corrispondente ai sapori - rasa - di cui si è parlato precedentemente:
PICCANTE: pepe, peperoncino, zenzero, aglio, cipolla, ravanelli.
AMARO: spinaci, cicoria, curcuma, rabarbaro, pompelmo, verdure a foglia verde
ASTRINGENTE: legumi, cachi, miele grezzo, frutta acerba, finocchi, mirtilli, rosmarino.
Nella cultura ayurvedica, il pasto ha un’importanza quasi sacrale per il benessere dell’individuo che, attraverso una corretta alimentazione, può sia curarsi che mantenere la salute. Se il corpo è la nostra casa, i mattoni sono i cibi assunti; se questi sono di scarsa qualità, anche la casa ne risentirà e prima o poi emergeranno delle storture.

“Un uomo dotato di autocontrollo, benedetto dagli uomini nobili, che fa una dieta sana, vive per cento anni libero da malattie” - Caraka Samhita.

venerdì 15 gennaio 2016

Ricino - Eranda

Praticamente, la pianta del ricino (ricinus communis) costituisce, da sola, una vera e propria farmacopea. L'olio di ricino è pungente, dolce, astringente, caldo, pesante, ha sapore postdigestivo dolce (madhura vipaka) e deprime tutti i dosha, in particolare vata e kapha. Oltre alla sua nota azione lassativa, l'olio di ricino ha la proprietà di eliminare ama dai tessuti, soprattutto a livello delle articolazioni, e con un'azione lenta e di lungo periodo, anche il grasso in eccesso. Nell'uso esterno, gli impacchi di olio di ricino costituiscono un rimedio affidabile per strappi muscolari, lussazioni, dolori mestruali e ogni genere di infiammazione, comprese quelle a carico dell'intestino o di altri organi addominali e pelvici. 
La radice del ricino ha la proprietà di ridurre vata e kapha e di aumentare pitta; viene usata da sola o in associazione con altre sostanze nella cura di affezioni di natura vata, fra cui dolori, edemi, artrite reumatoide, alcune forme di dissenteria cronica e le malattie del sistema nervoso; possiede anche poteri afrodisiaci. Gli impiastri a base di semi e foglie di ricino, alleviano le cefalee e curano i foruncoli.

giovedì 14 gennaio 2016

La cardiopatia

Con il termine hrdroga non si indica soltanto l'insieme delle malattie che colpiscono il cuore ma tutti i disturbi che si verificano nella regione cardiaca, compresa la pressione esercitata sul miocardio dei gas presenti nello stomaco o nel colon che, con il tempo, può danneggiare il cuore. Il Cuore è la radice del Canale del Rasae di quello del Prana, nonchè sede di Ojas, la mente, e della coscienza. Non vi è dubbio che i veggenti che formularono l'Ayuveda fossero consapevoli dell'importanza del cervello e questo assunto va interpretato nel senso che la coscienza risiede per lo più nel cuore, sia che noi ce ne rendiamo conto oppure no. Le cause principali della cardiopatia sono l'eccessiva attività pensante e le troppe preoccupazioni, ovvero l'abuso delle mente ed un sovraffaticamento dell'organo in cui essa risiede per la maggior parte del tempo. Il concetto di attività pensante comprende sia i pensieri lineari sia le emozioni; quando l'individuo non dà libero sfogo ai propri sentimenti, questi opprimono il cuore e lo indeboliscono. Questa potrebbe essere una delle ragioni per cui gli uomini, ai quali viene insegnato a controllare le proprie emozioni, sono soggetti ad infarto con una frequenza maggiore rispetto alle donne; inoltre gli uomini appaiono spesso più diffidenti e tendono ad arrabbiarsi con più facilità, due comportamenti che danneggiano il cuore. 
Questi fattori mentali, interagendo con altri di natura fisica, danno origine alla cardiopatia. Le cause provocano l'aumento di vata, come l'eccessiva attività fisica, l'inibizione di impulsi naturali ed il superlavoro aggravano questo dosha e provocano spasmi nel sistema circolatorio. Quando pitta si aggrava, favorisce l'insorgenza di infiammazioni, con conseguente costrizione dei vasi. Le cause che provocano l'aumento di kapha come il consumo di cibi pesanti, freddi e viscosi, la vita sedentaria e l'abitudine di dormire durante il giorno, incrementano l'umidità del corpo e intasano i vasi di ama (quando il colesterolo, una sostanza nutritiva essenziale, appare dove non dovrebbe, è "non digerito" e perciò una forma di ama). Le infiammazioni del cuore sono dovute in larga misura a pitta; le alterazioni del battito cardiaco e della capacità del cuore di pompare il sangue sono provocate soprattutto da vata mentre l'insufficienza cardiaca congestiva, che spesso insorge come conseguenza di un'eccessiva presenza di "umidità" nell'organismo, è spesso originata da kapha. Esiste anche una forma di cardiopatia provocata dai parassiti, di cui possono essere responsabili uno a più dosha. l'ipertensione è solitamente dovuta ad un innalzamento di pitta
I sintomi generali delle malattie cardiache comprendono svenimenti, febbre, tosse, singhiozzo, dispnea, alterazioni del gusto, sete, alterazioni della coscienza, vomito, aumento di kapha, dolore, perdita di appetito ed edema (in particolare a carico dei piedi, soprattutto alla sera). La maggior parte di questi sintomi possono evolvere in malattie a se stanti oppure i complicanze della malattia.
La cura della cardiopatia inizia con l'eliminazione della causa, ovvero delle preoccupazioni e dei pensieri che impediscono al sangue di affluire in modo adeguato all'organo. In genere la purificazione diretta è sconsigliata, tuttavia va mantenuta la motilità di apana  e dell'intestino. Fra i farmaci impiegati nel trattamento della cardiopatia sono comprese, in base alle alterazioni dei dosha, le seguenti sostanze: enula campana, ghee medicato, Dashamoola o arjuna, preparati a base di solfuro di mercurio, a base di noce vomica purificata, che contiene la stricnica che tonifica e attiva il muscolo cardiaco; radice di oleandro purificata e la polvere di pippali.
L'alimentazione del cardiopatico deve comprendere cibi leggeri e caldi, con abbondanza di aglio (tranne qualora pitta sia alto), cipolla e zenzero. Sia lo zucchero scuro grezzo invecchiato (per almeno sette anni) sia il miele invecchiato (con il passare degli anni aumenta il valore terapeutico di questa sostanza) fanno bene al cuore; il succo di una cipolla media, bevuto tutte le mattine prima di colazione insieme ad un cucchiaino di miele rappresenta un cardiotonico casereccio molto diffuso.
Il paziente cardiopatico dovrà eliminare o ridurre drasticamente dalla propria alimentazione gli zuccheri, i grassi, la caffeina, gli alcolici e tutte le sostanze eccitanti, e dovrà adottare alcune buone abitudini, fra cui la meditazione, l'esercizio fisico e i massaggi. 
Per decenni la medicina moderna ha creduto che l'aterosclerosi fosse un fenomeno irreversibile; sembra invece che alcuni studi recenti abbiano dimostrato quello che l'Ayurveda sa da secoli e cioè che grazie all'adozione di uno stile di vita salutare è possibile eliminare il colesterolo che ostruisce le coronarie, permettendo al sangue di riprendere ad affluire normalmente al cuore. Il dottor Dean Ornish dell'Università della California di San Francisco prescrive ai suoi pazienti un regime alimentare simile a quello contemplato dall'Ayurveda: una dieta quasi completamente vegetariana, che prevede un apporto estremamente limitato di grassi e di sostanze alcoliche e la totatle eliminazione della caffeina.; inoltre egli raccomanda la pratica quotidiana di attività fisica e, cosa più importante, la meditazione, lo stretching ed altre tecniche di rilassamento mutuate dallo yoga.  Il dato più sorprendente è che spesso le ostruzioni scompaiono senza che si sia verificato un significativo abbassamento della colesterolemia. Queste scoperte confermano il risultato di altre ricerche che hanno evidenziato come il rallentamento della frequenza cardiaca tenda a ridurre la formazione di ostruzioni vasali anche in pazienti che continuano a consumare cibi ricchi di colesterolo, e come le persone più calme e tranquille raramente presentino un'elevata colesterolemia, indipendentemente dalla loro alimentazione. Inoltre, è stato appurato che l'immaginario associato alla felicità, alla tristezza, alla rabbia e alla paura è influenzato dalla variazioni cardiovascolari: questo significa che la coscienza esercita un effetto immediato e spesso profondo sul corpo, e sopratutto sul cuore.
E' convinzione comune che per aggredire la malattia cardiaca sia indispensabile un intervento di tipo medico mentre ciò che è realmente indispensabile è cambiare il proprio stile di vita.

Informazioni tratte da : R. E. Svoboda, Ayurveda : vita salute e longevità, Armenia 1994


lunedì 11 gennaio 2016

Ashvagandha - Withania somnifera

Il termine sanscrito con il quale viene identificata questa pianta significa "odore di cavallo", perché sembra che la radice fresca della  Withania somnifera abbia l'odore dell'urina di cavallo. La radice dell'ashvagandha, che appartiene alla famiglia delle Solanacee, di cui fanno parte anche lo Hyoscyamus niger, la belladonna e il pomodoro, si differenzia da quella di molti suoi parenti per le sue qualità: è amara (tikta), astringente (kashaya) e dolce (madhur), ha potenza (virya) calda e sapore postdigestivo dolce (madhura vipaka). La Withania somnifera ha proprietà di abbassare vata e kapha ma se assunta in dosi massicce può indurre l'aumento di pitta o ama. E' una pianta afrodisiaca e tonificante e viene usata principalmente per combattere la debolezza dovuta alla vecchiaia, all'esaurimen to nervoso o, semplicemente, all'affaticamento. Nutre e schiarisce la mente, calma e rafforza i nervi e favorisce un sonno profondo e riposante; rinnova il midollo e shukra, rigenera il corpo e la mente e allevia stati morbosi come i reumatismi, la consunzione, l'impotenza, la paralisi, la sterilità, il deperimento fisico e alcune malattie neurologiche come la sclerosi multipla. Somministrata in piccole dosi è un tonico efficace, indicato per le donne che accusano astenia in menopausa ma va prescritta con cautela perché, assunta in quantità massicce, può indurre l'aborto. L'infuso di foglie di Withania somnifera esercita un'azione antipiretica; le foglie abbrustolite vengono applicate sui foruncoli e sugli edemi mentre il frutto e i semi di questa solanacea hanno proprietà diuretiche.



domenica 10 gennaio 2016

Samskara

Il processo che permette di aumentare le qualità positive, di ridurre quelle negative e di aggiungere qualità in origine assenti ad una sostanza, prende il nome di samskara. Samskara, "l'atto di prestare altre proprietà ad una sostanza, significa, letteralmente, "fare bene", come nel proverbio: "tutto ciò che vale la pena di fare, vale la pena di farlo bene". Quando vengono trasformate in farmaci, le erbe, i prodotti animali e le sostanze minerali subiscono samskara: una sostanza "fredda" contiene sempre un po' di calore che può essere intensificato, così come un prodotto caldo può sempre essere raffreddato. Lo studio stesso della medicina consiste nell'imparare a creare nuove realtà, nuovi tratti del carattere e nuove inclinazioni nell'essere vivente attraverso samskara. I riti quotidiani e stagionali sono samskara, in quanto attività ripetute con cadenza regolare per mantenere l'ordine nell'individuo e nella società; trascurare queste consuetudini comporta il rischio sempre in agguato di regredire nel caos individuale e culturale. 
Il primo samskara della tradizione vedica si ha quando, in genere entro il primo mese di vita, il neonato, attraverso l'imposizione del nome, viene presentato alla famiglia e ne diventa membro. Anticamente l'educazione del fanciullo iniziava fra i cinque ed i sette anni ed era seguita, fra gli otto e i dodici anni, dall'investitura con il filo sacro, un rito che, con il suo riferimento simbolico alla morte e alla rinascita, consacra il suo passaggio da adolescente a giovane uomo. Un antico proverbio indiano recita: "Tratta tuo figlio come un re per i primi cinque anni, come uno schiavo per i successivi dieci e come un amico per il resto dei suoi giorni". Ancor oggi i bambini indiani vengono viziati fino all'età di cinque anni e poi spronati senza pietà a studiare fino al conseguimento del diploma.
Benché questi samskara riguardassero e riguardino ancor oggi principlmente i maschi di casta alta o media, e solo raramente le femmine e i ragazzi di casta inferiore, essi continuano ad influenzare tutta la società; per esempio, la maggior parte di ciò che il popolo indiano conosce dell'Ayurveda è l'eredità dell'insegnamento della medicina preventiva, che in origine costituiva un samskara riservato a chi studiava i Veda, ma che, nel corso dei secoli, si è diffuso ad ogni livello della società. E per quanto l'applicazione di questi samskara possa essere limitata, da un raffronto con l'atteggiamento imperante in Occidente nei confronti dei bambini fin dall'antichità, emerge il loro valore latamente positivo: per la legge romana, il padre esercitava un controllo assoluto sul figlio, poteva ucciderlo o venderlo come schiavo, a propria discrezione. L'infanticidio, la tortura, l'abuso sessuale e l'abbandono erano fatti comuni in Occidente fino alla fine del Medio Evo e soltanto dopo lo situazione cominciò gradualmente a migliorare. La cultura decadente dell'Occidente contemporaneo mostra i primi segni di una regressione nella brutalità, perché la decadenza precede di poco la barbarie ed entrambe sono lontane dalla civiltà.
Soltanto una vita arricchita da samskara può essere veramente felice e gratificante. La stabilità e la salute della nostra famiglia e della società in cui viviamo hanno origine in noi, perciò, per essere davvero sani, dobbiamo essere patrioti, o meglio "matrioti", nel senso che dobbiamo amare incondizionatamente la nostra terra e fare il possibile per eliminarne i difetti. Tutto ciò con cui entriamo in contatto, la nostra patria così come il cibo, è "un essere in transizione", con il quale instauriamo un rapporto. Il risultato della creazione di molti rapporti sani ed ordinati, è la dolcezza.