mercoledì 12 marzo 2014

L'arrivo della primavera

Con l'arrivo della primavera, con il cambio di stagione rientriamo perfettamente nel concetto di Ritucharya, ovvero l'attenzione alla stagionalità, al cambiamento climatico che dall'inverno (più o meno rigido) che aumenta Vata, ci porta alla rinascita primaverile sotto ogni aspetto che aumenta Kapha. 
La routine stagionale (Ritucharya), prevede secondo quanto indica la tradizione ayurvedica, un accompagnamento del corpo verso la depurazione dalle tossine (Ama) accumulatesi durante la stagione invernale, la pulizia degli organi interni per mantenere in equilibrio i dosha senza soffrire dell'aumento del Kaphadosha che comporta problemi linfatici, di muco in tutto il corpo in ogni sua forma, ovvero dal raffreddore alla sinusite, dalla pesantezza agli arti inferiori alla letargia, dalla ritenzione di liquidi alla cellulite. Fra i trattamenti che l'ayurveda propone, ce ne sono 2 che voglio attenzionare, il primo per sciogliere le tossine accumulatesi durante la stagione fredda, il secondo per rivitalizzare: 1) Snehana, oliazione del corpo, in questa fase la persona riceverà vari tipi di massaggio idonei alla sua costituzione ayurvedica, almeno un ciclo. 2) Kapalabhati, che letteralmente significa "pulizia del cranio", un potente pranayama, tecnica respiratoria che ha un potente effetto purificante. Non è facile imparare Kapalabhati da soli ma si può tentare la descrizione della tecnica che è unicamente diaframmatica. Seduti in una posizione confortevole con la schiena dritta (come in Padmasana o Vajrasana) e gli occhi chiusi, si inizia con una lunga, lenta, profonda inspirazione con il naso, seguita da un'espirazione nasale. Con un residuo minimo di aria rimasta nei polmoni si inizia una prima serie di inspirazioni-espirazioni, rapide e forti; si espira contraendo in modo energico il diaframma. L’inspirazione avviene in modo spontaneo ed automatico con il rilassamento della contrazione rapida della parete addominale che ha prodotto l’espirazione. L’unica “attenzione” è dunque per l’espirazione che deve avvenire con una successione quanto più possibile rapida (ma non con sforzo) delle respirazioni. All’inizio, per imparare, si possono eseguire delle espirazioni volontarie molto intense contraendo con forza l’addome e poi rilassando immediatamente la muscolatura a fine espirazione, permettendo così l’inspirazione passiva, comunque io consiglio di farlo in presenza di un bravo istruttore yoga...è molto più interessante. Nel Kapalabhati si compie anche il gioco dei banda, il Mahabandha (il grande legaccio o contrazione): mento su forchetta sternale (Jalandharabandha), contrazione diaframmatica (Uddhyanabandha) e contrazione del perineo (Mulabandha).
L'effetto positivo di questa tecnica è che permette di eliminare una grande quantità di anidride carbonica, pulendo i polmoni in profondità. In più consente lo svuotamento e la pulizia dei seni nasali, liberandoli dal muco in eccesso. Senza contare che con una pratica costante e mirata di Kapalabhati si riesce ad attivare e rinvigorire fegato, milza, pancreas e tutta la funzione digestiva ne trae vantaggio.
Questa volta ho voluto semplicemente accennare al nesso inscindibile fra yoga e ayurveda, entrambe arrivate a noi per il benessere più profondo di noi stessi, esseri viventi collegati al Tutto.
Ringrazio per tutto ciò.
Namaskar
MFrancesca

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