lunedì 21 maggio 2012

Capitolo primo

Cominciamo dall'inizio, ovvero riprendo concetti e suggerimenti che già 20 anni fa sostenevo - quando frequentavo la facoltà di Scienze Politiche -  ma che pensavo già acquisiti e invece li ritrovo più attuali che mai, a maggior ragione quest'anno. Parliamo di sostenibilità, decrescita, alimentazione e stile di vita (che poi mi ha portato ad avvicinarmi all'ayurveda, alla scienza della lunga vita).
Leggo: "Ci sono tre domande in questo mondo, ci dice Woody Allen: Da dove veniamo? Dove andiamo? Che mangiamo stasera? Se per i due terzi dell'umanità la terza domanda rimane la più importante, per noi abitanti del Nord, i sovralimentati del consumo, non è più un problema. CONSUMIAMO TROPPA CARNE, TROPPI GRASSI, TROPPO ZUCCHERO, TROPPO SALE. ...Rischiamo il diabete, la cirrosi epatica, l'eccesso di colesterolo e l'obesità. ...Dove andiamo? Dritti contro un muro. Siamo a bordo di un bolide senza pilota, senza marcia indietro e senza freni, che sta andando a fracassarsi contro i limiti del pianeta."
Avevo cominciato a scrivere di queste cose abbozzando poche righe per convincere qualche docente a farmi presentare una tesi allora innovativa, partendo dall'argomento della tesi e cercando poi il docente e la materia adatta attraverso la quale elaborare la tesi di laurea...la mia tesi. Ci riuscii. Riuscii intanto a trovare un docente disponibile, poi riuscii a spiegarli - e fargli capire - gli argomenti che volevo a tutti i costi presentare. Così è nato il titolo della tesi di laurea: Alimentazione e sviluppo sostenibile - economie e culture differenti a confronto. A dir poco, meraviglioso! Glisso sui muri contro i quali andai a fracassarmi....
Tra debito internazionale, petrolio e petroldollari, multinazionali, elementi demografici, cause e stereotipi di non alimentazione, passando dal problema ambientale, Vandana Shiva e Amartya Sen, fino ai trend di crescita e sostenibilità...ho ancora oggi tanto materiale da far conoscere. Ai tempi non si chiamava ancora decrescita ma il senso era lo stesso. Parlare di sviluppo sostenibile e di decrescita per me è la stessa cosa. Ma per me. Perchè già nel termine sviluppo si intende che ancora dobbiamo crescere e aumentare mentre il pianeta ha un limite (di sopportazione, direi). Punti fermi di base per attivare uno sviluppo sostenibile difatti, sono due:
1) non si possono superare i limiti biofisici del sistema naturale del pianeta Terra,
2) è fondamentale mantenere i meccanismi essenziali dell'evoluzione, della nostra evoluzione.
Quindi mi risulta naturale il concetto di decrescita, di cui Serge Latouche è stato il promotore: la decrescita non è la crescita negativa...si tratta proprio dell'abbandono di una impossibile strada da continuare a percorrere, quella del perseguimento indefinito della crescita, incompatibile con un pianeta "finito" . "Il semplice rallentamento della crescita sprofonda le nostre società nello sgomento, aumenta i tassi di disoccupazione e precipita l'abbandono dei programmi sociali, sanitari, educativi, culturali e ambientali che assicurano un minimo di qualità alla vita. Come non c'è niente di peggio di una società senza lavoro così non c'è niente di peggio di una società della crescita in cui la crescita si renda latitante." Il consumo è tutt'altro che un fatto privato e non può essere affrontato badando solo al prezzo, il consumo è un fatto che riguarda tutta l'umanità perchè dietro a questo gesto quotidiano si nascondono problemi di portata planetaria, di natura sociale, politica ed ambientale. Di natura etica.
Fine parte prima. Mi fermo per non esagerare (almeno come prima volta) e intanto invoco la Sintesi....
I brani riportati sono tratti dalla monografia di S. Latouche, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, 2008.
http://decrescitafelice.it/

Nessun commento:

Posta un commento